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Per un welfare aziendale su misura

Il welfare aziendale dev’essere uguale per tutti? Se rispondiamo no, non è perché pensiamo che occorra fare delle disuguaglianze. Il motivo è che un giusto sistema di welfare aziendale dev’essere equilibrato in base alle caratteristiche di ciascuno. 

Facciamo un esempio, ha senso offrire a tutti i collaboratori un abbonamento in palestra? Se vogliamo pensare al loro benessere psico-fisico non dovremmo forse capire chi preferisce fare attività outdoor e chi indoor?  Per chi è meglio uno stagionale sulle piste da sci e per chi è più adatto un accesso libero in piscina?

L’esempio può essere banale, ma serve a comunicare che occorre prestare ascolto alle passioni e alle esigenze dei collaboratori per rendere il welfare aziendale non solo un sistema di distribuzione di risorse dall’impresa ai collaboratori, ma anche un modo per motivarli e rendere migliore la qualità della loro vita. 

Inoltre, un welfare personalizzato consente un’ottimizzazione delle risorse. In questo modo, l’investimento economico non sarà a pioggia, non verrà disperso, ma sarà realmente utilizzato dai beneficiari.

Chi si occupa di risorse umane e di gestione del personale deve sempre tener presente che standardizzare i sistemi di welfare non serve a ottenere gli obiettivi prefissati. Occorre invece una predisposizione dell’azienda all’ascolto e all’empatia, per riuscire a comprendere le esigenze delle persone che vi operano. 

Ognuna di esse ha specifiche e peculiari esigenze e aspettative, se si riesce a far percepire a ciascuna che le rivolgiamo un’attenzione particolare, che siamo in grado di conoscerla e comprenderla, si sentirà anche maggiormente motivata a dare il proprio contributo. In quest’ottica, si può parlare di welfare generativo per esempio, quando si attuano progetti di banca ore, nei quali alcune delle ore lavoro dei dipendenti vengono impiegate nell’ambito della solidarietà.

Per motivare le persone a volte non occorre dar loro beni o soldi, ma offrire la possibilità di sentirsi parte di un gruppo che opera per un bene comune. 

Un esempio? Sostenere un progetto di volontariato legato al territorio, offrire un modo concreto in cui le competenze (anche extralavorative) di ognuno possono contribuire alle realizzazione di un’iniziativa tangibile e che porta miglioramenti nella propria comunità locale.

Simili progetti servono anche a migliorare le capacità di lavorare in team, valorizzare le peculiarità di ognuno e avere un riconoscimento sociale per il proprio operato.

Un welfare su misura e in grado di generare energia positiva.